La Toscana è la terra del buon cibo. Questa è una delle caratteristiche forse più comuni a tutte le regioni italiane, ma qui siamo abituati forse più di altri a dire e a difendere questa affermazione. Dal Tirreno all’Appennino, la tradizione culinaria toscana spazia dai piatti di mare a quelli di bosco, quasi di alta montagna.
All’interno di questo viaggio dalla costa all’Appennino, si passa obbligatoriamente per Seggiano. A metà del tragitto, qui c’è una cucina da scoprire, che trova nelle pieghe della tradizione già conosciuta piatti e sapori che i più devono ancora scoprire.
Ma andiamo per ordine. Abbiamo pensato bene a quello che potevamo offrirti, e alla fine abbiamo ristretto al scelta a cinque piatti che non puoi non provare se vieni a trovarci.
Accomodati e preparati ad avere l’acquolina in bocca
I pici
Non si sa bene quale sia la loro patria di origine. I senesi dicono che si tratti di roba loro, ma la Val di Chiana non è molto d’accordo. Di sicuro c’è il fatto che questa pasta fatta solo con farina e acqua si trova solo in Toscana e solo in un delimitato territorio, che va dall’Amiata al Chianti e dalla Colline Metallifere alla Val di Chiana. Diffida, quindi, dei “pici fiorentini”: è solo una trovata pubblicitaria!
È un tipo di pasta “povero” proprio perché basta solo un po’ di acqua e un po’ di farina, l’uovo vale solo per chi non è coraggioso. Le nostre nonne ne facevano a bizzeffe e poi li condivano con il ragù o con il sugo “aglione”, una specie di arrabbiata ma con l’aglione della Val di Chiana al posto dell’aglio normale: un aglio grosso quanto il palmo di una mano. Altri condimenti eccezionali sono le briciole di pane o un po’ di formaggio e olio nuovo (cacio e olio novo in seggianese). Ogni anno a Seggiano, intorno a Ferragosto, si svolge proprio la Sagra del Picio, un evento riservato agli amanti di questa pasta lunga.
Oggi puoi trovare questo tipo di pasta in tutti i ristoranti della zona: una bella sfida per decidere quali siano i pici più buoni di Seggiano!
La scottiglia
Alcuni piatti nati come poveri, oggi sono magicamente diventati ricchi. È senza dubbio il caso della scottiglia, un piatto dal nome strano, quasi spagnoleggiante. Originariamente si trattava del piatto della Domenica che i contadini del luogo si gustavano nel giorno di riposo. Oggi è diventato qualcosa di più.
Si tratta di una specie di zuppa con pane e vari tipi di carne: pollo, maiale, coniglio e agnello. A questi si aggiunge un po’ di salsa di pomodoro e qualche odore. Tutto viene poi scottato (ed ecco qui l’origine del nome) in padella e poi mangiato.
Capisci bene che, fino a non molti decenni fa, un piatto del genere era da veri signori! Oggi lo si può trovare in numerosi ristoranti della zona (uno prende persino il nome da questo piatto) e anche alla Sagra della Scottiglia organizzata alla Pescina in Agosto.
I tortelli
Attenzione, non stiamo parlando di ravioli, quelli li lasciamo agli emiliani! Il tortello è qualcosa di più di davvero Toscano. Dal Mugello alla Maremma ogni territorio di questa regione ha una sua variante. E anche l’Amiata e Seggiano non sono da meno.
I tortelli rientrano tra quei piatti identificati come “piatti della Domenica”: preparazione lunga e gusto assicurato. Mentre te lo scriviamo ricordiamo i vassoi pieni e traboccanti di sugo che le nonne ci mettevano davanti al pranzo della Domenica, dopo che tutta la mattina erano state a tirare la sfoglia e a preparare il ripieno.
Già, il ripieno. Le varianti sono due: spinaci e ricotta o patate, questo dice la tradizione. Qualche innovatore decide di cambiare il posto al sugo mettendolo all’interno dell’impasto, ma le probabilità di incontrare questi coraggiosi non sono molto alte.
La Cinta Senese
I più acculturati già sanno che questo tipo di maiale è famoso per essere stato raffigurato da Ambrogio Lorenzetti in uno degli affreschi del ciclo “Gli effetti del Buon Governo” nel Palazzo Pubblico di Siena. Per chi ama più la tavola da pranzo che quella del pittore, diciamo che questo tipo di maiale è da qualche anno la star di molti secondi piatti.
La storia di questa razza è particolare: per secoli ha popolato le nostre campagne, ma con il progressivo spopolamento delle campagne, il suo allevamento si era un po’ perso, fino a quando, agli inizi del XXI secolo, è tornato in auge.
La carne pregiata di questo maiale caratteristico per la banda nera che attraversa il suo pelo bianco, è alla base di molti piatti della tradizione dai primi fino ai secondi, quindi il nostro consiglio è quello di controllare bene il menù e sceglierne uno per gustarsi una carne che rappresenta davvero il nostro territorio.
La polenta dolce di castagne
Un piatto unico. Un piatto che racconta davvero la storia di questo territorio.
Ti abbiamo già detto che la castagna ha rappresentato per secoli una fonte di approvvigionamento fondamentale per gli amiatini; la sua farina ha sfamato intere generazioni, sostituendosi alla farina tradizionale troppo costosa per molti.
La farina di castagne, dal sapore più dolce di quella tradizionale, è alla base di un piatto che da Novembre a Marzo popola le nostre tavole e che qualche audace ristoratore propone ancora: la polenta dolce.
Questa polenta può essere accompagnata da una salsiccia alla brace, da un pezzo di ricotta o, per i palati gourmet, dalle animelle di maiale al sugo, roba da impazzire! Si tratta di un piatto unico vista l’importanza calorica ma anche vista l’importanza del gusto e della sua storia.
Siamo sicuri che dopo questo viaggio tra racconti di nonne e ricordi di sapori, hai un po’ più voglia di venire a trovarci. Non è così?